Didascalia delle immagini della pagina principale

 

Le pietre parlano, come si dice nell'incipit della pagina iniziale di questo sito. Se è vero che le opere artistiche rappresentano i sentimenti e la cultura correnti delle epoche di riferimento, allora anche i monumenti, le opere architettoniche, i capolavori dell'arte scultorea, insieme alle altre manifestazioni dell'arte, dalle opere letterarie alle iconografie, esprimono e testimoniano le vicende umane e il pensiero corrente con le sue contraddizioni. Insomma l'arte rappresenta la linfa, la carne e il sangue delle civiltà e degli uomini che vi hanno dato vita e che, attraverso le loro vicende, continuano a parlarci e ad ammonirci sul pericolo di distorcerne il significato facendone un uso improprio e mistificatorio.

La parola "ambiguitas", il filo conduttore di questo sito, è affiancata da due immagini significative.

A sinistra, per chi legge, appare l'effigie di Giano, Janus per i Latini, il dio bifronte che rivolge una delle facce verso il passato, con l'altra scruta il futuro, sempre in bilico fra l'uno e l'altro tempo, a significare che il nostro presente è figlio del primo che rappresenta l'origine di quel che sarà domani, se fra l'uno e l'altro si avrà luogo ad un nuovo equilibrio.Ma nulla è più impermanente ed instabile dell'equilibrio poichè tutto passa e si trasforma per la legge dell'eterno divenire. In ciò si sostanzia quindi l'ambiguità di Janus.

A destra della parola del titolo campeggia l'immagine della Sfinge alata. Nulla rappresenta meglio il concetto di ambiguità dell'immagine della Sfinge, che racchiude in se' il corpo di una donna (e non per caso), di un leone (la violenza della forza belluina), e di un'aquila (le ali) che consente alla Sfinge di librarsi al di sopra del mondo e puntare ai cieli ( fantasia e spiritualità) Ma nulla costì è definito, confermato, concluso come incerta e costante è l'eterna battaglia fra la ragione e il sentimento, fra gli impulsi animaleschi e gli slanci dello spirito che vuol essere libero dai condizionamenti e dai vincoli della natura.e che per questo produce squilibrio, incertezza ed ambiguità.

 

Il centro della pagina è occupato dalla maschera della menzogna. Quasi sempre le persone tendono a fornire agli altri la migliore immagine di se' allo scopo di farsi accettare dagli interlocutori: le donne si truccano per sembrare più avvenenti così come i maschi ostentano una falsa sicurezza per attrarre la loro compiacenza. Nelle relazioni sociali il ricorso allo stereotipo è una regola seguita e condivisa, una sorta di convenzione, un abbecedario dei rapporti umani. Questo assunto sembra che valga in ogni circostanza ed in ogni aspetto dei rapporti umani. Vale anche per le organizzazioni pubbliche o private (partiti politici, aziende di produzione di beni e di servizi) e per le relazioni internazionali fra gli Stati.

Di fatto, tutti mentono sapendo di mentire. Dietro al maquillage o ai falsi muscoli c'è la verità, velata dalla menzogna. Il ricorso alla maschera è quasi d'obbligo ed essa costituisce uno fra i principali strumenti necessari per la sopravvivenza. L'ambiguità non sempre è un disvalore.

 

La striscia finale della pagina iniziale presenta una serie di immagini accoppiate verticalmente. Ciascuna delle coppie illustra momenti diversi del percorso storico dell'uomo moderno: da sinistra il Partenone e, appena sotto, la Venere di Prassitele.

La coppia successiva ci trasporta all'epoca imperiale romana con l'Arco di Costantino ( esempio sublime di corrispondenza alla sezione aurea ) e la statua di Augusto, primo imperatore di Roma.

Al centro Palazzo Farnese in Roma e il David di Michelangelo entrambi fulgidi testimoni della bellezza dell'epoca rinascimentale.

L'epoca moderna, quella della civiltà industriale viene rappresentata dalle fabbriche inquinanti e dall'informe statua in bronzo rappresentante l'uomo.

Alla fine l'epoca contemporanea o post moderna , ove si consuma l'olocausto del territorio a favore della speculazione edilizia di nessuna utilità pratica; un ragno tentacolare tesse la sua tela mortale.

Le coppie di immagini sono strettamente correlate da una fondamentale corrispondenza: una civiltà in equilibrio sa produrre bellezza; al contrario una civiltà che non riconosce l'uommo quale punto di riferimento privilegiando la tecnologia quale leva del "progresso", produce decadimento e bruttura.