Libertà

 

 

Libertà va cercando che' si cara

come sa chi per lei vita rifiuta

Dante- Purgatorio - 1;72

Catone di Utica

 

E' sulla bocca di tutti .

E' invocata da chi non l'ha o crede di non averla, evocata e rimpianta da chi l'ha conosciuta e l'ha perduta, sempre negletta da chi nulla ha fatto per ottenerla pur godendone a piene mani i benefici quasi fosse, la libertà, uno stato di natura incondizionato e illimitato.

Catone di Utica la ritiene così cara da esser pronto a rifiutare la vita pur di poterla trovare. Così Voltaire, in tempi più recenti, offre la sua vita pur di consentire ad altri di esprimere la propria opinione in piena libertà.

E' un bene così prezioso che per ottenerlo molte alme d'eroi sono anzitempo scese all'Ade, come dice il Poeta, e stuoli incommensurabili di uomini e donne hanno immolato sul suo altare, sui campi di sangue, sui patiboli, quel bene prezioso secondo solo alla vita. Il primo vagito è un inno in suo onore, l'ultimo uno sberleffo alla prigione del dolore.

E' sulla bocca di tutti eppure la gran parte non ne conosce l'essenza.

Da concetto assoluto, la libertà, come la verità, ha assunto connotazioni improprie così da apparire giustificazione per qualsivoglia arbitrio.

Che anzi, più non si parla della Libertà, ma delle libertà : libertà di pensiero, di coscienza, di azione, di parola, di stampa , di manifestazione, di sciopero e persino libertà d'abominio ed arbitrio.

Da concetto assoluto, la libertà s'è fatta elemento relativo. Vediamone alcune, di queste libertà, così da svelare gli aspetti ambigui da esse sottesi.

Libertà di pensiero

Sacharov

 

 

Mi vien subito in mente Cartesio e il suo teorema dell'essere. Poichè penso, esisto giacché se non pensassi non saprei di esistere. Cogito ergo sum! E così il pensiero si lega al proprio se' perché ne proclama l'esistenza. Il pensiero é atto di pura libertà perchè, non libero, non potrebbe appieno affermare l'essere. Quindi, per proprietà transitiva, l'essere e la libertà diventano l'una l'immagine dell'altra. Esisto in quanto sono libero, direbbe il Nostro.

Dunque viva la libertà di pensiero.

E Stalin, Hitler, Gengis Khan et similia? Liberi pensatori anch'essi che han tentato di imporre un unico pensiero, il proprio, a milioni di persone impedendo ad esse di pensare e di vivere?

Qualcosa non quadra!

Mi ricordo delle assemblee studentesche alla facoltà di scienze politiche a Pavia (A.D. 1967). Gli studenti erano pervasi dal sacro furore della libertà e quando qualcuno cercava di esporre punti di vista diversi dal pensiero unico dominante a quei tempi, il capopopolo di turno tuonava irato "non fatelo parlaree!! fascistaa!!".

Si può imporre un limite alla libertà di pensiero?

Il pensiero è una manifestazione immateriale dell'essere tanto da coincidere de facto con la sua essenza ultima, l'anima e, in quanto tale, non può aver alcun limite nonostante il fatto che le religioni monoteiste tentino di distinguere, in rapporto ai principi etici di riferimento, la sua natura "pura" da quella "impura" ergendo a giudice e vindice di quest'ultima, la coscienza individuale. " Ho peccato in pensieri, parole, opere ed omissioni, per mia colpa, mia grandissima colpa"

Il pensiero và oltre in ogni caso e non può essere in alcun modo coatto.

Di tutt'altro genere è l'espressione del pensiero, la sua manifestazione. Qui entriamo nel campo dell'influenza del comportamento altrui attraverso la comunicazione.

Comunicare significa trasmettere pensieri, concetti, sentimenti, emozioni, indicazioni da uno o più soggetti ad altri, siano essi singole persone o interi gruppi sociali o parte di essi. Si comunica attraverso parole, scritti, icone, simboli, gesti, atteggiamenti sia direttamente, vis a vis, sia mediante strumenti multimediali (televisione, radio, pubblicazioni, internet ecc) capaci in tempo reale di raggiungere chiunque in qualsiasi luogo del Pianeta.

Lo scopo della comunicazione, in ultima analisi, consiste sempre nel cercare di influenzare il comportamento dei destinatari del messaggio. Tale fine a volte è palese e dichiarato; altre volte esso è nascosto e non per questo meno efficace. Esistono tecniche di comunicazione di massa che impattano sull'inconscio dei destinatari ( messaggi subliminali) così efficaci che si stenta a comprendere gli aspetti razionali del loro comportamento. Certa pubblicità commerciale ricorre ampiamente a questa tecnica per incrementare sensibilmente il volume delle vendite dei propri prodotti o dei propri servizi.

Il mondo della politica è maestro in questo campo e gli esempi in tal senso sono innumerevoli. Gli uomini politici dispongono di abilità e mezzi straordinari di influenzare il comportamento e le scelte delle persone cosiddette comuni. I grandi leaders della Storia ne hanno dato prova fin dagli albori della civiltà talvolta a fin di bene; troppo spesso per generare lutti, devastazioni e disperazione. Questi soggetti erano e sono dei "liberi pensatori" ma, come la Storia insegna, la manifestazione del loro pensiero non sempre ha portato dei benefici.

Dunque, la libertà di pensiero in se' è un bene che va tutelato e garantito a chiunque; non sempre è un bene la sua manifestazione.

Il fondamento di qualsiasi società umana è la sopravvivenza, lo sviluppo economico, la coesione, il benessere, il rispetto reciproco fra i suoi componenti, la tolleranza e la comprensione nei confronti dei gruppi sociali a lei esterni, la disponibilità, la responsabilità e tutti quei valori che contribuiscono a conferirle identità, sicurezza e prosperità. Ogni manifestazione del pensiero che sia finalizzata a rafforzare queste condizioni vitali non può che essere apprezzata nella sua utilità.

Che dire di quelle manifestazioni del pensiero che, per contro, esaltano di fatto una sequela di disvalori che producono purtroppo disgregazione, violenza, compulsione mentale, malessere e per ultmo distruzione fisica ?

Leggiamo cosa dice al proposito il mio caro amico Marco:

 

Libertà

27 febbraio 2010

 

Franz carissimo amico mio !

Sarei pienamente libero se io fossi l' unico essere vivente del creato e se non ci fosse altro uomo all'  infuori di me...ma sofrirei di solitudine ed il mio narcisimo sarebbe mortificato dal non potermi mostrare ad altri. Con Eva la mia libertà verrebbe dimezzata, ma almeno potrei esibirmi. A stare tutto il tempo con lei, dopo un po', mi annoierei e mi nescerebbe la curiosità di sapere come è fatta sua cugina e poi anche di vedere cosa succederebbe se andassi a letto con la sua migliore amica. Certo che a questo punto dovrei accettare di dividere l' universo anche con mio cognato, con suo cugino e con sempre più persone al mondo ... financo col Piantelli: cosa che, in realtà, è. E così la mia libertà primordiale si è ridotta ad un livello di compressione misurabile in n-miliardesimi, dove n sta per il numero di miliardi e rotti di abitanti del pianeta Terra, unico pianeta sul quale  - per ora - ho l' avventura di vivere.  Ho qui sperimentato, a suon di cazzotti ricevuti ed a minaccia di sentirmi spaccato il culo quando ho preteso di farmi un po' di spazio sul territorio intasato dagli n-miliardi di altri miei simili, che la mia libertà è uguale a quella di ogni altro essere umano e quindi ho inteso il concetto della reciprocità: se io dare scarpata su denti a te, io rischiare di ricevere tuo pugno su mio naso...e non poter dire più niente perchè io essermela andare a cercare. Questa esperienza, comune a me ed alla maggior parte degli esseri umani coscienti, secondo il noto principio di ragionevolezza ha fatto sì che accettassi di buon grado svariati e numerosi limiti alla mia naturale, istintiva, pulsiva voglia di fare ciò che mi verrebbe voglia di fare per soddisfare tutti i miei innumerevoli bisogni. E' così che ho accettato di mettere le mutande, per non farmi turbare dalle nudità che tanto tua moglie quanto tu potreste - con diverso effetto - esibire, se non ci fosse l' opinione generalmente condivisa che è bene che tutti debbano (e nasce il "dovere" con la doppia faccia di limite di una libertà e di tutela di un' altra libertà) girare con le parti basse coperte e che tale usanza s' ha da imporre ai contrari colla minaccia di adeguate sanzioni. Sono nate da qui tutte le norme che disciplinano, istituendo o sopprimendo, condizionando o limitando, la libertà di comportamento degli uomini; e la complessità delle relazioni tra uomini singoli e uomini riuniti in gruppi o tribù o Stati è giunta a minuziosamente contemplare un numero smisurato di regole, tal che della primitiva ed illimitata libertà non ne è rimasto che il pensiero...o il desiderio. Ma anche il pensiero più recondito può essere, persin quando non espresso, oggetto di limitazione: la "coscienza", il "giudizio intimo" come strumento di valutazione del buon o del mal pensare; il "rimorso" come pena da autoinfliggersi nel constatare a se stessi, e nel giudicare entro di sè, di aver osato pensare ciò che è "illecito" pensare ... e con ancor più grave interna afflizione se sognato, desiderato, intimamente bramato realizzare ciò che avrebbe fatto piacere veder realizzato. Giudizio interno e condanna interna, nella consapevolezza che la palesità del malo pensiero sarebbe stata causa di uno "stato" pubblicamente riprovato e sanzionato ... perverso  mutuo estratto ed astratto dal concetto della sanzione che avrebbe meritato l' espressione e l'azione nella quale si fosse concretizzato il pensiero malvagio. E se la libertà di pensiero è libertà di pensare ... e pensare è auto-dimostrazione di esistenza (cogito, ergo sum), anche solo il poter pensare liberamente e pienamente è espressione del massimo di libertà che possa avere chi non ha altra libertà che quella di pensare. E se l' esistenza consente di pensare, il pensiero è la premessa di tutto quello che si può fare ... e quindi del potere... e più il pensiero è libero e più libertà ha chi più può pensare. Così la massima libertà la raggiunge chi ha più potere ... e il "potere" si ottiene con la supremazia di un pensiero sugli altri pensieri e quindi con la supremazia di una libertà su altre libertà. E nella gerarchia del grado di libertà di espressione del pensiero si misura il grado di libertà degli individui in una società organizzata ed ordinata secondo un modello di ordinamento statuale basato sulla gerarchia del potere. Il minor grado di libertà individuale si raggiunge dove vige il principio del "pensiero unico": il pensiero di uno o di tutti che sposa un' idea e la trasforma in "ideale", cioè trasforma in "imperativo estetico" ciò che appare come "funzionale all' impero della libertà", cioè funzionale a ricondurre le libertà degli individui alla "funzione" di sudditi e servitori di una "idea". Per contro, la maggiore "libertà" si ottine nel momento della disgregazione di una collettività e ancor più spinta è la libertà quando crolla un potere basato sul "pensiero unico" che viene percepito come "pensiero debole", perchè nella gerarchia dei pensieri il "comune pensare" di una crescente massa di individui, che si sentono mortificati nella libertà di esprimere una opinione diversa da quella dominante,  reclama spazio di libertà maggiore di quello lasciato dal "pensiero imposto"... e l' ideologia, come esaltazione di un' idea fallace, si disvela quale menzogna collettiva che genera, per contrasto, ribellione ed invocazione di libertà. Libertà ed oppressione: una lotta continua per lo spazio vitale dove la libertà di pensiero reclama la libertà di espressione e la libertà di espressione produce una "rappresentanza" della invocata libertà che riduce la libertà degli invocanti sotto il governo dei "rappresentanti" della libertà.

Viva la libertà !

Marco

 

 

La discriminante fra bene e male riguardo la libertà di pensiero, o meglio la sua manifestazione, risiede in ultima analisi nellla sua utilità a generare e rafforzare un contesto sociale nel quale sia garantita a tutti una civile e proficua convivenza così da rendere concrete le massime latine del "bone vivere, neminem ledere, unicuique suum tribuere"

Perchè sia utile, il pensiero espresso non necessariamente deve coincidere col pensiero dominante che' anzi, ciò che diverge dall'opinione pubblica rappresenta il lievito per la crescita ed il rafforzamento della libertà. Il pensiero "divergente" svolge nell'ambito della dialettica socio-politica un ruolo demiurgico, creatore e stimolatore di vitalità , senza il quale regnerebbe sovrana una stagnante apatia.

L'uomo, a differenza di Dio, è un essere condizionato da innumerevoli limiti, alcuni a lui connaturati e derivanti dalla sua fisicità ; altri ragionevolmente imposti dal suo essere "animale sociale", costretto a rispettare regole che ne tutelano la vita, la proprietà, la libertà.

Personaggi pubblici della Politica e dello Spettacolo che non riconoscendo alcun limite alla loro libertà di espressione dimostrano un raro senso della responsabilità aizzando i violenti e i poveri di spirito a passare all'azione. Eccone alcuni che mal concepiscono la libertà di pensiero come dimostrano i loro volti deformati dall'odio e dall'acredine. Non sono di alcuna utilità per lo sviluppo e la crescita di un contesto favorevole al buon vivere, anzi sono perniciosi a questo riguardo poichè alimentano le pulsioni distruttive tipiche di chi vive il male come condizione necessaria al proprio essere uomo.Non sono operatori di pace sociale poichè in nome della libertà essi fomentano la discordia e l'imposizione del loro libero pensiero.

 

Libero pensatore
Operatori di pace

 

Non praevalebunt!

....segue...libertà di stampa